24/02/09

WEB: ANCHE FACEBOOK FALLISCE LO "SFONDAMENTO" IN CINA

Altra differenza fondamentale: data la forte
censura vigente nel Paese, gli internauti cinesi tendono a navigare sotto
pseudonimo. In pratica, l'anti-Facebook, dove per trovare amici ed essere
trovati, è necessario registrarsi con il proprio nome di battesimo. Senza
contare che la censura non ha certo risparmiato il social network. Basti
pensare che nella scorsa estate, pochi giorni dopo il lancio della versione di
Facebook in mandarino, il sito venne sospettosamente bloccato dalle autorità.
Venne sbloccato successivamente, ma intanto molti utenti si erano già
disaffezionati. Facebook, inoltre, è nata come una rete per studenti
universitari: cosa che in Cina esisteva anche prima che il social network
prendesse piede nel mondo. Xiaonei è nata nel 2005 dall'università di Tsinghua
e oggi conta 15 milioni di utenti. Perciò non stupisce che, dopo Google,
Yahoo! e Youtube, anche Facebook debba ridimensionare le proprie mire
espansionistiche a Est. E, considerando i numeri dei portali locali, il
ridimensionamento degli obiettivi potrebbe essere già visto come un mezzo
successo. Ciò che fa paura davvero è il "flusso inverso": e se fossero i
giganti del web asiatico a provare l'espansione a occidente?

Ambiente - Italia, a rischio allagamento arco costiero nord-est

Sono a rischio allagamento almeno 33 aree
della costa italiana e a correrlo di piu' la parte nord orientale
della penisola in tutto l'arco costiero che partendo da Grado,
Marano e Venezia arriva fino a Ravenna.
E' quanto emerge da studi fatti nell'ambito del progetto Vector
del quale si parlera' domani all'Enea e dopodomani all'Universita'
di Roma "La Sapienza", nel corso del consueto Workshop annuale
del progetto. Vector, nato nel 2006 ed e' stato finanziato
nell'ambito del Programma Nazionale di Ricerca 2001-2005, con
sette milioni di euro, da quattro Ministeri: Universita' e
Ricerca; Economia e Finanze; Ambiente e Tutela del Territorio e
del Mare e Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Il
progetto abbraccia sette linee di ricerca ed ha un organico di
oltre 400 ricercatori appartenenti a tutti i centri di ricerca
italiani e, in piu', puo' contare sulla collaborazione di una
trentina di universita'. Nella due giorni romana si
confronteranno, con competenze diverse, tutti gli scienziati
che presenteranno i risultati conseguiti nell'ultimo anno di
lavoro.
Vector e' anche l'unico progetto nazionale sui cambiamenti
climatici e ambiente che, oltre agli studi sulle criticita' delle
coste e dei mari italiani, prevede anche ricerche
sull'assorbimento naturale del carbonio da parte del mare, sul
cambiamento del clima e impatto sull' ambiente e su grandi e
piccoli ecosistemi , sull'inquinamento, ecc.
Una delle sette linee di ricerca riguarda, appunto, le
variazioni del livello dei mari italiani e il rischio allagamento
di alcuni tratti di costa , un rischio illustrato dai
ricercatori Enea in una mappa nella quale hanno individuato 33
aree a rischio allagamento. "Di queste 33 aree ne abbiamo
approfondite , per ora, cinque", anticipa ad Apcom Fabrizio
Antonioli dell'Enea , responsabile Nazionale del Progetto Vector.
"Si tratta di aree che si trovano in zone che si stanno
sollevando, quindi sono meno a rischio allagamento, che si
trovano sul versante ionico della Calabria e che comprendono
parecchi chilometri di costa; zone piu' a rischio, che si stanno
abbassando con tassi superiori a quelli previsti, che riguardano
la Laguna di Grado e Marano, vicino a Trieste, che si estendono
lungo la linea costiera per una quindicina di chilometri. E'
ovvio che al tasso di abbassamento registrato al momento che e' di
0.7 millimetri all'anno, va sommato l'innalzamento del mare
stimato di un millimetro all'anno . Un dato raddoppia il rischio
di queste aree , rispetto a quello di una zona stabile che e'
relativo alla sola crescita del mare di un millimetro l'anno".
Secondo Antonioli in pericolo sono anche la Piana dell'Ombrone ,
dove ci sono aree depresse per la bonifica della Maremma e piu' a
Sud, la Piana del Sele. Per queste zone dove non si registra
abbassamento tettonico, il rischio e' relativo unicamente al
futuro innalzamento del mare.
Nella mappa, ci sono poi le altre 28 aree per le quali esistono
solo dati preliminari e non sono stati fatti ancora studi
approfonditi, tra queste le zone piu' critiche si trovano tutte
nel Nord Italia e si localizzano da Est di Venezia, Grado e
Marano fino a Ravenna, qui si stanno verificando grandi
abbassamenti tettonici.
Nel centro Italia invece ad essere piu' esposte a rischio
allagamento sono la pianura della Versilia, la Pianura Pontina
e la Piana di Fondi che, per le bonifiche sono scese di molto
sotto il livello del mare . "Fondi, in particolare - spiega
ancora Antonioli - e' a meno tre millimetri sotto il livello del
mare. In queste zone se le idrovore finiscono di lavorare finisce
tutto sott'acqua".
Zone tenute fuori dall'acqua per le idrovore, il cui valore
economico, riferito anche a cio' che insiste su di loro, secondo
uno studio Enea, e' simile a quello che viene impiegato per
tenerle all'asciutto. "Naturalmente, tra 25,50, 100 anni -
conclude Antonioli - in considerazione dell'aumento dei livelli
del mare dovuti anche ai cambiamenti climatici, in queste zone
dovranno essere presi provvedimenti diversi, che non siano solo
le idrovore".

Presto possibile creare in provetta un dente completo

Creare in provetta un dente completo,
compreso di dentina e smalto, potrebbe diventare presto
possibile, grazie ad uno studio americano pubblicato oggi su
Proceedings of the National Academy of Sciences, nel quale
ricercatori del College of Pharmacy della Oregon State University
riferiscono di aver individuato il gene che fa crescere lo smalto
dei denti, quel rivestimento esterno duro e protettivo che
avvolge la corona (la porzione emersa del dente). Fino ad ora gli
scienziati nei loro tentativi non erano riusciti a far crescere
in laboratorio un dente completo di questa sostanza altamente
mineralizzata e si erano dovuti fermare alla sola parte interna.
Il gene in questione, si chiama Ctip2, un fattore di
trascrizione, che e' coinvolto in diverse funzioni: dalla risposta
immunitaria, allo sviluppo della pelle e dei nervi. Per
verificare se questo gene multifunzione regolava anche la
produzione degli ameloblasti, le cellule che secretano lo smalto
dentario, Chrissa Kioussi e colleghi hanno utilizzato embrioni
di topolini privati di Ctip2 ed hanno visto che pur formandosi
la radice e l'abbozzo del dente, cioe' la corona, non si formava
lo strato esterno e cioe' lo smalto.
"Aver identificato questo fattore di trascrizione per il
controllo della formazione e maturazione degli ameloblasti e
poterlo controllare, in associazione con la tecnologia delle
cellule staminali - spiega Kioussi - potrebbe portarci un giorno
alla possibilita' di creare artificialmente denti del tutto
funzionali."
Questa scoperta, inoltre, potrebbe essere usata, come hanno
auspicato gli autori della ricerca, per rinforzare lo smalto
dentario al fine di prevenire la formazione di carie ed evitare
di ricorrere alle fastidiose otturazioni; oppure per ripararlo
quando viene danneggiato dal fumo. Ma ci vorra' ancora molto
lavoro e molta ricerca per arrivare alle applicazioni sull'uomo.
"Ma quando tutto questo sara' possibile - conclude Kioussi - ci
sara' una trasformazione completa del concetto di salute dentale
".

Medicina - Presto nuovi test genetici prenatali per sindrome Down

Diverse aziende farmaceutiche stanno
sviluppando nuovi test prenatali per la sindrome di Down, con
l'obbiettivo di mettere a punto controlli piu' efficaci rispetto a
quelli attuali, utilizzati da circa meta' delle gestanti ma che
spesso danno risultati ambigui.
Come riporta il quotidiano statunitense The Washington Post
tuttavia i nuovi test - il primo dei quali dovrebbe essere
disponibile a partire dalla prossima primavera - hanno riaperto
le polemiche sul fatto che le autorita' sanitarie statunitensi non
richiedano alcuna prova dell'efficacia dei nuovi controlli prima
della loro messa in vendita.
In particolare, gli antiabortisti temono che le nuove tecnologie
incoraggino l'interruzione delle nascite (anche in presenza di
risposte non perfettamente affidabili), mentre i difensori dei
diritti dei disabili sottolineano come la diminuzione delle
persone affette dalla sindrome possa aggravare la discriminazione
esistente nei loro confronti.
I nuovi test si basano sulla possibilita' di isolare ed analizzare
materiale genetico proveniente dal feto ma che circola nel sangue
materno, come singole cellule o frammenti di Dna o Rna; un
sistema dunque non invasivo, al contrario dell'amniocentesi,
considerato il piu' affidabile ma anche il piu' rischioso e che non
puo' essere praticata prima del secondo trimestre di gravidanza.

Nucleare - Fisico: Con Parigi accordo inevitabile e necessario

"Un accordo inevitabile quello fatto con
i francesi", lo definisce cosi' Corrado Mencuccini del
Dipartimento di Energetica, Universita' di Roma "La Sapienza"
commentando il protocollo firmato oggi dal presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi e il presidente francese Nicolas
Sarkozy per lo sviluppo del nucleare in Italia. "Un accordo
necessario", non solo per raggiungere gli obiettivi europei in
materia di produzione di energia entro il 2020, ma perche' "il
produttore francese - spiega il professore - doveva avere per
forza di cose priorita' su altri, in particolare sull'americana
Westinghouse, perche' tra il nostro paese e la Francia esiste gia'
una collaborazione privilegiata".
In base all'accordo siglato oggi l'Italia acquistera' quattro
reattori EPR da 1.600 MW ciascuno che quando entreranno in
funzione copriranno il 20-25% del fabbisogno nazionale di energia
elettrica. Se tutto andra' secondo quanto stabilito il primo
potrebbe cominciare a fornire energia entro il 2020.
Secondo Mencuccini e' possibile realizzare centrali nucleari
entro sei sette anni con reattori termici di terza generazione
avanzata a massima sicurezza intrinseca. Macchine che pur avendo
un tipo di reattore di terza generazione in fatto di sicurezza si
collocano gia' nella quarta. Ma per la quarta generazione, i
cosiddetti reattori veloci autofertilizzanti, come il Phoenix che
funziona in Francia, secondo Mencuccini si dovra' attendere il
2040. "Ma e' chiaro, che non si puo' aspettare il 2040 - spiega
ancora lo scienziato - perche' le esigenze di approvvigionamento
di energia sono pressanti per cui dobbiamo cominciare ad operare
con la terza generazione avanzata".
In realta', spiega Mencuccini, l'Italia non si e' mai tirata
indietro del tutto dal nucleare, almeno all'estero. "Ha,
infatti, al suo attivo - spiega Mencuccini - diverse
partecipazioni nella costruzione di altri reattori: attraverso un
consorzio di industrie e universita', e' impegnata alla costruzione
di IRIS, della Westinghouse americana, un reattore di terza
generazione avanzata modulare, costituito da piccoli reattori che
si possono combinare in serie. Poi c'e' l'Ansaldo che partecipa
alla costruzione di AP 1000, un reattore americano della
Westinghouse. Questo ha fatto si' che non si perdessero le
competenze".
"Le competenze ci sono - ribadisce Mencuccini - e se li
costruiamo fuori dal paese, a maggior ragione li possiamo fare
anche in Italia. Cio' che e' importante e' attivare una campagna
permanente di informazione e sensibilizzazione sul nucleare per
le problematiche elettriche italiane; potenziare la ricerca sul
nucleare da fissione con partecipazione alla quarta generazione;
e, soprattutto, formulare un Pen, Piano Energetico Nazionale,
che mancando dagli anni 80 blocca qualsiasi iniziativa di peso.
Inoltre - sollecita - servono norme finalizzate a facilitare la
localizzazione di impianti nucleari per la produzione di
elettricita', ma anche per impianti a carbone o a gas".

Fotografato per la prima volta una rara specie di ghepardo

E' stato fotografato per la prima volta
una rara sottospecie di ghepardo asiatico (Acinonyx jubatus
venaticus), che vive nelle zone desertiche africane, chiamato
anche "cheetah", nome derivato dalla parola sanscrita "chitraka"
che significa "macchiato". E' stato possibile fotografarlo grazie
a "trappole fotografiche" corredate anche di macchine
all'infrarosso, in grado di riprendere immagini di notte,
piazzate strategicamente sui possibili percorsi battuti
dall'animale. Si tratta di un safari fotografico sperimentale
realizzato in Algeria, nel Sahara, nell'ambito di un progetto
coordinato dalla Societa' Zoologica di Londra (ZSL) e l'Office du
Parc National de l'Ahaggar (OPNA). Lo scopo e' quello identificare
e classificare le quattro differenti specie di ghepardo del
deserto.
Il ghepardo asiatico e' una specie a forte rischio di estinzione,
ne rimangono con certezza poche centinaia di esemplari ed e'
definito " membro atipico della famiglia dei felini" perche' va a
caccia di prede sfruttando la velocita' piuttosto che l'agguato o
le tattiche di gruppo. È, infatti, il piu' veloce di tutti gli
animali terrestri e puo' raggiungere velocita' fino ai 112
chilometri orari , con una accelerazione che toglie il fiato: da
0 a 100 km/h in poco piu' di tre secondi. Il suo habitat sono le
zone desertiche dell'Iran molto aperte dove c'e' disponibilita' di
cibo. In Africa, dove vive questa sottospecie di cheetah, e'
possibile trovarli in paesi come l'Algeria, il Togo, il Niger, il
Mali, il Benin, il Burkina Faso e il Sahara "Il "cheetah"
africano e' anch'esso in pericolo e non si sa ancora nulla sulla
popolazione sahariana", spiega Sarah Durant, ricercatrice al ZSL.
"Raccogliendo foto, documentazione e sulla base di ulteriori
ricerche - continua - speriamo di poter definire in modo
significativo la reale situazione in cui versa questa specie in
via di estinzione".
Secondo, Farid Belbachir, organizzatore della campagna
fotografica quella del ghepardo sahariano e' una rara e sfuggente
sottospecie la cui attuale popolazione potrebbe contare al
massimo 250 individui maturi. "Questo studio - afferma -
rappresenta una pietra miliare per stabilire il numero reale di
questa specie e conoscere meglio i loro movimenti e habitat".

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