11/03/09

Salute - Emicrania,fattore di rischio ictus in gravidanza

Anche se basso,segnala potenziali problemi al sistema vascolare
Roma, 11 mar. (Apcom) - L'emicrania aumenta di 15 volte il
rischio di ictus durante la gravidanza. Lo dice uno studio della
Wake Forest University, pubblicato sul British Medical Journal,
nel quale , tuttavia, i ricercatori avvertono che il rischio
rimane, in generale, basso: 4 casi su 100mila .
Ma l'allarme resta, perche' gli stessi ricercatori coordinati da
Cheryl Bushnell aggiungono che il mal di testa rappresenta un
fattore di rischio per le malattie cardiovascolari in genere ,
doppio per le malattie di cuore e per l'aumento della pressione
sanguigna, e triplicato per la formazione di trombi nelle vene.
Questo perche', dice lo studio, questa condizione patologica e'
altamente stressante in un organismo che sta formando un'altra
vita e che, quindi, si sta confrontando , con un aumento del
volume sanguigno ed un maggior lavoro per il cuore. L'emicrania,
o il semplice mal di testa ricorrente, colpisce il 26% delle
donne in eta' fertile e un terzo della popolazione femminile con
eta' compresa tra i 35 e i 39 anni.
Ma i risultati della ricerca, che ha coinvolto 33.956 donne
incinte studiate dal 2000 al 2003, non devono scoraggiare le
donne a diventare madri, spiega la Bushnell, solo che queste
devono tenere presente che spesso l'emicrania e' il campanello
d'allarme che qualcosa nel sistema cardiovascolare non funziona
come dovrebbe. Ricerche precedenti, infatti, hanno dimostrato che
le cellule che formano la parete interna dei vasi sanguigni, le
cellule endoteliali, nelle persone che soffrono di emicrania non
funzionano bene.
Anche se, come afferma la ricerca, molte donne che soffrono di
emicrania, in gravidanza migliorano, i medici non devono mai
abbassare la guardia quando assistono queste donne con mal di
testa frequenti, e devono tenere presente che si tratta di una
condizione che potrebbe segnalare potenziali problemi
cardiovascolari.

Medicina - Gb, risultati studio test prevenzione cancro alle ovaie

Piu' esteso studio randomizzato di sempre, dati definitivi in 2015
Roma, 11 mar. (Apcom) - Primi risultati per gli studi sui test di
prevenzione del cancro alle ovaie: la rivista britannica Lancet
Oncology ha infatti pubblicato una prima analisi dei dati del
programma in corso dagli anni Ottanta e che dovrebbe concludersi
nel 2015 (quando verranno pubblicati i risultati definitivi).
Come riporta il quotidiano britannico The Guardian si tratta di
un lavoro che rende piu' vicino l'obbiettivo di introdurre un test
di controllo a livello nazionale, in quanto l'analisi iniziale
sembrerebbe dimostrare che i due tipi di test fin qui messi a
punto - il livello della proteina Cas125 nel sangue e uno scan a
ultrasuoni - sono efficaci e possono salvare delle vite.
Il tumore alle ovaie - spesso asintomatico o con sintomi generici
fino a che non diviene sufficientemente esteso da essere scoperto
- causa infatti circa 4.500 morti l'anno nel Regno Unito; se
nello stadio iniziale le probabilita' di sopravvivenza sono
dell'80% nell'arco di cinque anni decrescono al 27% nella fase
tre e appena al 16% nella fase quattro.
Si tratta del piu' esteso studio randomizzato mai effettuato: il
campione riguarda 200mila donne dai 50 ai 74 anni di eta', meta'
delle quali trattate con uno dei due test. Con il test proteinico
sono stati rilevati 87 tumori o neoplasie (circa meta' dei quali
negli stadi iniziali) mentre in 13 casi a un risultato negativo e'
seguito l'insorgere di un tumore entro un anno. Non sono mancati
i falsi positivi: il test a ultrasuoni ha indicato 845 casi di
"anormalita'", solo 45 dei quali effettivamente risultati tumori.

GB: LA CRISI E LA SALUTE, SI MANGIA PEGGIO MA SI FUMA DI MENO

(AGI) - Londra, 11 mar. - Le conseguenze della crisi economia
sulla salute presentano luci ed ombre. Da una parte si mangia
peggio; dall'altra si fuma di meno. E' quanto emerge da uno
studio britannico secondo il quale il 24% dei consumatori ha
scelto di rinunciare al cibo piu' sano ma piu' costoso perche'
la priorita' e' risparmiare secondo il 56%. Per il 76% dovrebbe
intervenire il governo incentivando il consumo di frutta e
verdura abbassandone il costo: tre su cinque affermano che
mangerebbero piu vegetali se fossero piu' a buon mercato.
L'unico aspetto positivo e' che il 33% dei 9 milioni di
fumatori britannici sta pensando di ridurre il consumo di
sigarette o di smettere del tutto. Il primo motivo che spinge a
tagliare le bionde sono le difficolta' economiche, seguito
dalle pressioni dei familiari e dai rischi per la salute dei
figli. (AGI)

Medicina - Sintetizzata nuova molecola per prevenire l'ictus

Sara' in commercio entro estate ed e' di facile assunzione
Roma, 11 mar. (Apcom) - Sono 200.000 gli italiani colpiti ogni
anno da ictus cerebrale che, spesso, vanno incontro a grave
disabilita' permanente. Nel 25% dei casi, la causa e' la
fibrillazione atriale che si manifesta con sintomi di
affaticamento, irregolarita' del battito cardiaco, palpitazioni,
dispnea. La fibrillazione atriale interessa alcuni milioni di
italiani e vi possono essere casi di persone che non sanno di
essere malate, condizione che espone a maggiori rischi a causa
della mancata assunzione dei farmaci utili a prevenire le
complicanze. Nella fibrillazione atriale il cuore perde il
normale sincronismo e gli atri non si contraggono piu' in maniera
efficace. La conseguenza e' la formazione, all'interno della
camera cardiaca, di coaguli di sangue, che, partendo dall'atrio,
possono formare emboli nel corpo o nel circolo cerebrale causando
danni molto importanti: infarti intestinali, renali, gangrene
agli arti inferiori, o molto piu' frequentemente ictus cerebrale.
La malattia colpisce in egual misura donne e uomini e tende a
diventare sempre piu' frequente con l'aumentare dell'eta': una
persona su tre, superati gli 80 anni, ne soffre.
Oggi i due farmaci piu' usati sono l'aspirina, facile da assumere
ma poco efficace e somministrabile solo nei pazienti con
fibrillazione atriale a basso rischio, e l'anticoagulante orale
tradizionale, il dicumarolo, che pero' e' difficile da
implementare, perche' richiede monitoraggi continui e molta
attenzione nella dieta e nelle modalita' di assunzione da parte
del paziente.
"Il 5% delle persone con fibrillazione atriale - afferma il
prof. Diego Ardissino, direttore dell'Unita' Operativa di
Cardiologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma - va
incontro a un evento tromboembolico. Per anni la comunita'
cardiologica si e' impegnata nella ricerca di un nuovo
anticoagulante che potesse superare le difficolta' d'impiego e di
gestione dell'attuale terapia anticoagulante con dicumarolici".
Ora, finalmente, come dice Ardissimo s' e' arrivati a sintetizzare
una molecola di nuova concezione, il Rivaroxaban, a
somministrazione orale, che ha dimostrato di essere efficace nel
ridurre il rischio tromboembolico nella trombosi venosa profonda
ed ha la potenzialita' di rivoluzionare anche la terapia dei
pazienti a rischio tromboembolico nella fibrillazione atriale.
Entro l'estate 2009 sara' in commercio anche in Italia con
l'indicazione nella prevenzione del tromboembolismo venoso (TEV)
in chirurgia ortopedica protesica maggiore di anca e ginocchio.
"Infatti il meccanismo alla base della formazione del trombo
venoso - spiega Antonio Carolei, professore ordinario di
Neurologia all'Universita' degli Studi dell'Aquila - e' identico a
quello che porta alla formazione del trombo arterioso. La nuova
molecola potra' quindi garantire importanti vantaggi anche alle
persone con fibrillazione atriale. Tale indicazione e' attualmente
in studio nel progetto ROCKET-AF". Con rivaroxaban i pazienti
colpiti da questo disturbo non dovranno piu' sottoporsi a
controlli frequenti per "aggiustare la dose" e avranno a
disposizione un anticoagulante orale efficace in dose fissa.
Grande e' l'attesa per i risultati dello studio ROCKET-AF, in cui
verranno valutati per la prevenzione dell'ictus oltre 14.000
pazienti in trattamento con rivaroxaban a confronto con la
terapia anticoagulante tradizionale. Molti sono i centri italiani
coinvolti, coordinati dal prof. Ardissino e dal prof. Carolei,
referenti italiani di questo importante studio internazionale.

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