25/02/09

Indagine Cnr:Tempo libero, centro commerciale batte museo

Cultura rimane per i ragazzi una scelta di "nicchia"
Musei e biblioteche? Meglio il centro commerciale.
Nella 'pole position' dei luoghi dove trascorrere il
tempo libero, la cultura rappresenta una scelta di "nicchia" e i
numeri parlano chiaro: al primo posto, infatti il 21,4% dei
ragazzi colloca lo shopping center, seguito da discoteca (16,1%),
pub (14%), multisala (7,4%) e sala con video giochi ( 4,3%). A
dirlo un campione di 483 studenti dei Licei classici e
scientifici e di Istituti tecnici, professionali e d'arte scelti
in due aree della Toscana con caratteristiche diverse: Cecina, a
limitata presenza di patrimonio culturale, e Pisa, citta'
universitaria ricca di monumenti.
L'indagine - effettuata dal gruppo di lavoro sui beni culturali
dell'Universita' di Pisa, coordinato dal prof. Mario Aldo Toscano,
Direttore del Dipartimento di Scienze Sociali - e' stata
illustrata oggi presso la sede centrale del Consiglio nazionale
delle ricerche, nel quadro di un incontro promosso dal
Dipartimento patrimonio culturale del Cnr e dall'Istituto per le
tecnologie applicate ai beni culturali (Itabc- Cnr) sul tema: "Il
contesto storico-sociale dei beni culturali e le forme della
coscienza. Verso una sociologia dei Beni Culturali". Durante
l'incontro e' stato presentato il volume, "Introduzione alla
sociologia dei Beni Culturali", edito da Le Lettere di Firenze e
curato appunto da M.A. Toscano e da Elena Gremigni.
Dai dati emerge come per i giovani la cultura resti, dunque, una
scelta di nicchia. Solo il 20,7% visita una biblioteca piu' volte
al mese, il 30% lo ha fatto solo una volta negli ultimi tre mesi,
il 13,8% una negli ultimi sei mesi, il 29%, appena una
nell'ultimo anno; una sparuta e'lite, il 5,9%, la frequenta piu'
volte ogni settimana. Piu' della meta' degli intervistati, invece,
trascorre il tempo libero in piazza, in palestra, in discoteca o
al pub (59,3%).
La situazione migliora se si passa ai musei. Il 40% ha visitato
quelli locali almeno una volta e il 48,4% da due a cinque volte.
I musei nazionali e internazionali sono stati invece piu' volte
meta di viaggi da parte del 74% dei ragazzi. Scuola e studio
rimangono i principali stimoli a recarsi nei musei, ma per la
visita di quelli fuori regione o internazionali intervengono in
maniera significativa l'iniziativa delle famiglie (18,7%) e
l'interesse personale (17,7%).
Cosa rimane agli studenti dello studio dell'arte e di queste
visite? Ben poco. Agli intervistati sono state mostrate alcune
immagini di opere e monumenti noti, pubblicati nei manuali
scolastici. "Dall'esame dei dati", spiega il Rapporto, "emerge
che l'80,1% possiede una scarsa o nulla conoscenza delle opere
d'arte mostrate, il 17,6% ha risposto in modo corretto, ma
soltanto il 2,3% degli studenti rivela un'elevata conoscenza,
cioe' e' in grado di identificare almeno meta' delle 15 opere
proposte scegliendo tra cinque opzioni".
Tra le opera piu' riconosciute: la Sagrada Famiglia di Antoni
Gaudi' (66,1%), mentre solo il 39,9% individua la Nike di
Samotracia, scambiata da un altro 39,9% per un angelo. Antonio
Canova e' l'autore di Amore e Psiche solo per 41,6% degli
studenti, mentre il 34,2% attribuisce il gruppo marmoreo a
Michelangelo. Sorprende che il 30,6% abbia correttamente
attribuito una Sfera ad Arnaldo Pomodoro, nonostante l'arte
contemporanea sia negletta nei curricula scolastici.
Visti i risultati della ricerca, suggerisce il rapporto, occorre
individuare metodologie didattiche piu' efficaci per lo studio
scolastico della storia dell'arte. Da notare, sottolinea la
ricerca, che ad ottenere i risultati migliori non sono stati gli
studenti dell'Istituto d'arte e dei licei classici , ma quelli
dei licei scientifici, perche' l'abbinamento dello studio della
storia dell'arte con il disegno tecnico per la durata di tutti e
cinque gli anni si rivela piu' incisivo nell'apprendimento.

Genetica - Individuato il gene dell'ottimismo

Individuato il gene dell'ottimismo e che
tinge di rosa la vita delle persone. E' la conclusione alla
quale sono arrivati ricercatori inglesi della Universita' di
Essex, Colchester, UK. in una ricerca pubblicata su Proceedings
of the Royal Society B, che hanno scoperto che le persone che
affrontano la vita guardando il lato positivo piuttosto che
quello negativo, devono il loro ottimismo ad una variante genica.
Lo hanno scoperto studiando un campione di 97 persone e le loro
preferenze subliminali per immagini che trasmettevano felicita',
neutralita' o messaggi minacciosi.
Secondo Elaine Fox e colleghi, che hanno condotto la
sperimentazione, gli individui che hanno ereditato due copie
della variante "lunga" di 5-HTTLPR, un gene che controlla il
trasporto della serotonina, un neurotrasmettitore che influenza
l'umore, mostravano una chiara tendenza a preferire immagini
positive e a scartare quelle negative. Le persone con questa
variante sono state soprannominate portatori "LL". La stessa
tendenza non e' stata, invece, riscontrata in quei volontari con
la versione corta della variante dello stesso gene , queste
persone hanno mostrato di non avere spiccate preferenze verso
un'immagine, piuttosto che un'altra a prescindere dal contenuto.
I soggetti sottoposti al test avevano meno di un secondo di tempo
per individuare punti nascosti in una delle due immagini vicine
presentate ed ogni coppia conteneva una figura neutrale ed
un'altra che poteva essere alternativamente positiva o negativa.
Elaine Fox e colleghi hanno scoperto che le persone "LL"
impiegavano in media 18.3 millesecondi in piu' per individuare
punti in una immagine negativa, piuttosto che nell' immagine
neutra, facendo intuire una avversione subliminale per le
immagini negative. Al contrario, si e' visto che i punti venivano
individuati 23.5 millesecondi prima, quando si trattava di
cercarli in immagini positive, come bambini piccoli, piuttosto
che in quelle neutre. "Sembra poco - commenta la Fox - ma in
termine di tempi di attenzione, sono significativi". Secondo gli
scienziati i portatori "LL" tendono, senz'altro, ad essere
positivi e ad ignorare gli eventi negativi. Studi precedenti
avevano gia' rivelato una tendenza per la negativita' e per l'ansia
tra le persone con la variante corta del gene. Questo studio e' il
primo a individuare negli individui "LL", i portatori della
chiave positiva per guardare la vita.

Clima - Antartide piu' calda del previsto, ghiacciai si sciolgono

Secondo le ultime rilevazioni degli
scienziati i ghiacciai dell'Antartide si stanno sciogliendo piu'
in fretta del previsto, un fenomeno che potrebbe condurre a un
aumento senza precedenti del livello degli oceani. Un rapporto
compilato da migliaia di studiosi in occasione dell'Anno polare
internazionale 2007-2008 conclude che la parte occidentale del
continente e' soggetta a fenomeni di riscaldamento, non la sola
Penisola antartica. Colin Summerhayes, direttore dello Scientific
Committee on Antarctic Research britannico e componente del
direttivo dell'Anno polare internazionale, spiega che in
precedenza si pensava che il riscaldamento fosse confinato alla
stretta lingua di terra che si protende verso il Sudamerica. Ma
in base ai dati delle stazioni meteorologiche "il riscaldamento
che vediamo nella penisola si estende in tutta la cosiddetta
Antartide occidentale".

Clima - Studio:cresciuti rischi legati a cambiamenti climatico

I rischi per l'umanita' e l'ambiente
legati al cambiamento climatico sono piu' elevati oggi rispetto a
quanto previsto qualche anno fa, secondo i ricercatori europei e
statunitensi autori di uno studio comparso sugli annali
dell'Accademia americana delle Scienze. "Oggi dobbiamo
considerare la possibilita' che il rischio di impatti negativi del
cambiamento climatico sugli uomini e sulla natura sia maggiore
rispetto quanto si pensava qualche anno fa" osserva Hans-Martin
Fuessel dell'Istituto Potsdam di ricerca sull'impatto del clima,
uno degli autori dello studio. Secondo i ricercatori i rischi
aumentano in maniera esponenziale con aumenti minimi delle
temperature mediane rispetto ai livelli del 1990. E' stato
verificato che ecosistemi quali i ghiacciai e la barriera
corallina sono molto piu' sensibili al riscaldamento globale e
all'aumento della concentrazione di CO2 nell'atmosfera e negli
oceani di quanto non avesse stabilito il terzo Rapporto del
Gruppo intergovernativo di esperti sul clima datato 2001.
Le siccita', le ondate di caldo e gli uragani si verificano piu'
frequentemente e provocano danni maggiori di quanto previsto
all'inizio del decennio. "Se il rischio e' piu' forte la necessita'
di ridurre le emissioni di gas serra e' maggiore, cosi' come e'
maggiore il bisogno di aiutare le regioni piu' deboli del pianeta
ad affrontare le conseguenze del cambiamento climatico" spiega
Fuessel. "Si tratta anche di una questione di giustizia perche' i
paesi che emettono meno gas serra sono anche i piu' deboli e i piu'
colpiti". La nuova valutazione dell'impatto del riscaldamento
globale si fonda su osservazioni fatte in vari luoghi del pianeta
sulla base di una comprensione piu' profonda del sistema clmatico.
Inoltre, rispetto al rapporto del 2001, i settori e le
popolazioni piu' colpiti sono stati identificati con maggiore
precisione. Infine ci sono sempre maggiori evidenze che aumenti
minimi della temperatura oltre i livelli del 1990 si traducono in
cambiamenti climatici di durata secolare, con impatti molto
importanti sull'ambiente, come lo scioglimento accelerato della
banchisa in Groenlandia, si legge nello studio.
Tre dei suoi co-autori hanno contribuito al capitolo del Rapporto
del 2001 in cui sono stati inizialmente esaminati questi
problemi.
Lo studio appena pubblicato e' la terza ricerca pessimista sul
cambiamento climatico uscita nel giro di poche settimane. Il 14
febbraio un rapporto della Carnegie Institution sosteneva che i
gas serra si accumulano piu' rapidamente del previsto
nell'atmosfera, aumentando i pericoli di un cambiamento
irreversibile del clima entro fine secolo. A fine gennaio
uno studio di Susan Solomon, della National Oceanic and
Atmospheric Administration Usa, affermava che il cambiamento
della temperatura superficiale degli oceani, delle precipitazioni
e l'aumento del livello degli oceani "sono gia' largamente
irreversibili per piu' di mille anni dopo la cessazione completa
delle emissioni di CO2".

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