27/05/09

Apc-Clima - Con disgelo permafrost artico diventera' maggiore

Piante non ce la faranno a sequestrare maggiore quantita' carbonio
Roma, 27 mag. (Apcom) - Il permafrost artico sciogliendosi
diventera' la piu' grande fonte di CO2 in una Terra sempre piu'
calda. A dirlo uno studio di un gruppo di ricercatori
californiani che hanno cercato di valutare le conseguenze,
sull'ecosistema artico, dello scioglimento del ghiaccio del
permafrost a causa di un clima sempre piu' caldo e che liberera'
nell'atmosfera una grande quantita' dell'antica anidride
carbonica che si e' accumulata, nel corso di migliaia di anni,
nel terreno che compone il permafrost.
Quando questo avverra' le piante, grazie ai piu' alti livelli di
carbonio e di altri gas serra nell'aria e alla presenza di una
maggiore quantita' nutrienti provenienti dal suolo in
decomposizione, cominceranno a proliferare e a crescere
rigogliosamente. Quali saranno le conseguenze di tutto questo si
chiedono gli scienziati? La vegetazione e le foreste che
invaderanno l'artico potranno compensare, e,quindi attenuare
l'impatto su un pianeta sempre piu' caldo, delle maggiori
quantita' di CO2 rilasciate dal permafrost in decomposizione,?
Oppure, guardando in un futuro piu' lontano, l'aumento
significativo del carbonio rilasciato dal suolo ormai libero dal
ghiaccio, superera' la capacita' della vegetazione di sequestrare
il carbonio?
In uno studio pubblicato su Nature di domani ricercatori della
University of Florida, Gainesville, Florida, Usa, coordinati da
Edward Schuur cercano di dare una risposta a queste domande e i
risultati sperimentali ottenuti suggeriscono che la futura tundra
e, piu' in generale, tutta la vegetazione che crescera' al posto
del ghiaccio, riusciranno solo inizialmente a tenere a bada
l'aumento dei livelli della CO2 che va a riversarsi
nell'atmosfera. Se il disgelo continuera' a causa di un mondo
sempre piu' caldo, il permafrost continuera' a "sputare" CO2 per
decenni e le piante saranno sopraffatte, incapaci di assorbire
l'eccesso di carbonio anche se cresciute a dismisura.
Gli scienziati hanno misurato lo scambio netto di carbonio
dell'ecosistema e determinato l' eta' delle emissioni dell'antica
CO2 per determinare la sua influenza sul bilancio del carbonio
dell'ecosistema. Calcolando la possibile traiettoria della
fuoriuscita della CO2, i ricercatori hanno ipotizzato che,
inizialmente, fintando che la crescita delle piante sara'
stimolata, il carbonio, che emesso dal permafrost, sara'
sequestrato in modo netto dall'ecosistema. Ma nel lungo periodo,
la quantita' del gas serra rilasciata dal suolo superera' la
capacita', seppure aumentata, delle piante di sequestrare la CO2 e
questo fara' si' che il permafrost sciogliendosi, diventera' la
maggiore fonte di anidride carbonica su una Terra sempre piu'
calda.
Secondo Schuur e colleghi la maggior parte dei 13 milioni di
chilometri quadrati del permafrost dell'Alaska, della Siberia e
del Canada e di una parte dell'Europa settentrionale rimarra'
integro, mentre la parte di territorio delle regioni meridionali
gia' interessato dal disgelo, diventera' sempre piu' ampia entro
questo secolo. Lo studio calcola che lo scioglimento dei ghiacci
causera' la fuoriuscita, dal permafrost, di un miliardo di
tonnellate di carbonio l'anno, alle quali vanno aggiunte quelle
della deforestazione delle zone tropicali e di origine
antropogenica. Per bilanciare tutta questa quantita' di CO2 che
raggiungera' l'atmosfera, l'uomo, dicono gli scienziati, dovrebbe
almeno ridurre la deforestazione e le emissioni prodotte dai
combustibili. fossili . Purtroppo, come ha aggiunto Jason Vogel,
uno degli autori della ricerca, le piante che stanno crescendo
velocemente sul suolo libero dal ghiaccio, non ce la faranno a
tenere a bada la "forsennata" attivita' dei batteri che,
metabolizzando materia organica nella profondita' del terreno,
rilasciano nell'aria l'antica CO2.

Medicina - Giappone, create scimmie transgeniche "fluorescenti"

Studio pubblicato dalla rivista Nature
New York, 27 mag. (Ap) - Le scimmie geneticamente modificate sono
in grado di trasmettere il nuovo gene alla loro discendenza: una
scoperta definita dai ricercatori "una pietra miliare" per la
creazione a scopi scientifici di colonie di animali con patologie
simili a quelle umane.
Lo studio - del giapponese Istituto Centrale per gli Animali da
Laboratorio di Kawasaki - riguarda delle scimmie uistiti ed e'
stato pubblicato dalla rivista scientifica Nature: il gene in
questione causa la fluorescenza dei tessuti se esposti alla luce
ultravioletta e quindi ne e' facilmente accertabile la presenza
nelle generazioni successive.
Gia' da tempo erano stati ottenuti topi e altri animali
"transgenici", ma le scimmie offrono maggiori speranze per lo
studio e il trattamento delle malattie data la loro somiglianza
con gli esseri umani.

Spazio - Partita verso Iss navetta Soyuz con 3 astronauti a bordo

Raggiungono gli altre tre membri permanenti
Baikonur, 27 mag. (p) - La navetta Soyuz e' decollata dalla base
russa in Kazakhstan poco dopo le 12,30 ora italiana, diretta alla
Stazione spaziale internazionale (Iss). A bordo vi sono tre
astronauti, il russo Roman Romanenko, il canadese Bob Thirsk, il
belga Frank De Winne, che raggiungeranno i tre membri permanenti
della stazione. Sara' la prima volta di sei astronauti al lavoro
assieme nell'Iss e anche la prima volta che tutti i partner della
Stazione sono rappresentati contemporaneamente (Stati uniti,
Russia, Europa, Giappone e Canada). Secondo la Nasa in futuro la
stazione spaziale potra' ospitare fino a 13 persone.

Salute - Studio: Completata la mappatura del genoma del topo

"Dna Mus musculus simile per il 75% a quello dell'uomo"
Roma, 27 mag. (Apcom) - Dopo dieci anni di lunghe ricerche un
gruppo di scienziati internazionali e' riuscito a completare la
mappatura del genoma del topo. "Si tratta di un risultato
estremamente importante", ha detto il professor Chris Ponting
dell'universita' di Oxford (Medical Research Council's -
Functional Genomics Unit), che ha coordinato la ricerca, "perche'
oggi abbiamo la conferma che i topi rappresentano un modello
eccellente per lo studio delle patologie umane" e permette un
passo in avanti "nella ricerca delle malattie ereditarie". Lo
studio pubblicato sulla rivista "PLoS Biology" e ripreso dal sito
della Bbc, sottolinea come il Dna del topo sia simile per il 75%
a quello dell'uomo.
Con l'annuncio di questi giorni, il topo (Mus musculus) diventa
il secondo mammifero, dopo l'uomo, ad avere ricostruita la
sequenza del genoma. Studi sono in corso sul patrimonio genetico
degli scimpanze', dei cani, dei gatti.
Gli sforzi per conoscere il genoma del topo sono cominciati nel
1999 con il Mouse Genoma Sequencing Consortium. Nel 2002 sono
arrivati i primi risultati. Sette anni dopo e' stata completata la
mappatura per una spesa complessiva di circa 70 milioni di euro.

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