Interferisce con processo formazione placche proteiche
Roma, 14 apr. (Apcom) - Un nuovo farmaco sviluppato da
scienziati inglesi promette di poter attuare strategie
terapeutiche nuove contro la malattia di Alzheimer. Ad affermarlo
una ricerca pubblicata su The Proceedings of the National
Academy of Sciences, che spiega che la nuova molecola, chiamata
CPHPC, sarebbe in grado di eliminare le proteine tossiche, SAP
(serum amyloid P component), nel circolo sanguigno prima che
queste attacchino le fibre nervose del cervello.
CPHPC e' stata sperimentata per tre mesi su un gruppo di pazienti
da ricercatori dell'University College London , che hanno
scoperto che la proteina "cattiva", e' addirittura scomparsa dal
cervello di cinque pazienti ammalati di Alzheimer.
SAP invade le fibre nervose formando placche che danneggiano
inesorabilmente e uccidono le cellule sane, rappresentando cosi'
un pericolo diretto per il cervello.
Durante la sperimentazione i ricercatori hanno constatato che il
farmaco, oltre a proteggere le cellule nervose, sembra sia in
grado di interferire con il processo di formazione e deposizione
nelle strutture cerebrali delle proteine tossiche. Tra i vantaggi
osservati di CPHPC: la molecola non si "rompe" una volta entrata
nell'organismo, ha un'azione specifica e non interagisce con le
cellule, riducendo, cosi', il rischio di effetti collaterali.
In test di laboratorio i ricercatori sono stati in grado di
ricostruire il processo molecolare che sottende l'effetto
espletato dal farmaco e il modo in cui placche proteiche si
accumulano nel cervello delle persone malate. Lo studio,
conferma, inoltre, che l'uso del farmaco e la rimozione delle
placche dal cervello avviene senza effetti collaterali per il
paziente e che non induce effetti avversi anche in pazienti con
altre malattie.
Ma tre mesi di sperimentazione sono troppo pochi per confermare
la sicurezza e per verificare l'efficacia della nuova molecola,
dicono gli scienziati e per confermare questo primo risultato
saranno necessari ulteriori sperimentazioni cliniche condotte su
vasta scala.
Ci sono, infatti, ancora molti aspetti da chiarire e come ha
spiegato Mark Pepys, coordinatore dello studio, non puo' dirsi
ancora certa la completa sparizione dal cervello delle placche di
SAP durante il trattamento e, "Il farmaco - ha sottolineato -
con nostra grande sorpresa, supera la barriera ematoencefalica.
Queste scoperte unite all'assenza di effetti collaterali ci
sprona, pero', ad andare avanti per vedere se trattamenti a lungo
termine con CPHPC possono contrastare il declino delle facolta'
mentali tipico dei malati di Alzheimer"
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