31/03/09

Medicina - Identificati i geni dell'infarto del miocardio

Si tratta di varianti geniche a livello di singolo nucleotide
Roma, 31 mar. (Apcom) - Identificati i geni correlati alla
predisposizione all'infarto del miocardio, in particolare,
all'infarto precoce o "giovanile", e alle ricadute, il tanto
temuto "secondo infarto".
Una scoperta tutta italiana,che apre la strada alla diagnosi
precoce e alla prevenzione, comunicata al Congresso 'mondiale'
dell'American College of Cardiology di Orlando in Florida che
chiude oggi i battenti, all'interno della prestigiosa sessione
"Most Innovative Findings in Cardiovascular Relevant Practical
Applications", dedicata alle scoperte piu' innovative nel settore
cardiovascolare, da Diego Ardissino, Direttore della Divisione
Cardiologia dell'A.O. Universitaria di Parma e coordinatore del
gruppo gruppo Ateroscerosi, Trombosi e Biologia Vascolare-ATVB.
Lo studio internazionale nell'ambito del quale si e' svolto quello
italiano, si chiama "Myocardial Infarction Genetics-MIGEN
Consortium" il piu' grande condotto finora sui fattori genetici
che predispongono all'infarto miocardico ed e' stato pubblicato a
febbraio sulla rivista scientifica Nature Genetics.
"Col nostro Italian Genetic Study of Early-onset Myocardial
Infarction"(studio genetico italiano sull'infarto miocardico
precoce) - ha dichiarato Ardissino - abbiamo determinato
l'importanza che varianti genetiche nella regione cromosomiale
9p21.3 [il polimorfismo del singolo nucleotide rs1333040] hanno
nell'influire sull'incidenza di eventi cardiovascolari avversi, e
del progredire di aterosclerosi coronarica, nelle persone colpite
da un primo infarto cardiaco precoce (a meno di 45 anni).
L'ereditarieta' delle malattie cardiovascolari, ha spiegato
Ardissimo, pur se chiaramente constatabile, rimaneva
scientificamente inafferrabile. "Con il nostro lavoro - precisa -
abbiamo concretamente messo in luce che, l'appartenenza di una
persona al genotipo rs1333040 accresce significativamente il
rischio cardiovascolare, che aumenta, per chi eredita da un
genitore il gene della serie 9p21.3, al 19% e, addirittura, al
41% se questa variante viene ereditata da entrambe le linee
genetiche, paterna e materna".
Secondo Ardissimo se c'e' una familiarita' accertata di eventi
cardiovascolari avversi, il consiglio e' di sottoporsi ad analisi
genetiche per scoprire se si e' portatori dei geni predisponenti,
un consiglio rivolto soprattutto ai giovani che si vogliono
dedicare all'attivita' agonistica per evitare morti improvvise in
campo di atleti risultati sanissimi a tutti gli altri controlli.
"L'identificazione dei "marcatori genomici" associati ai rischi
di infarto miocardico - ha spiegato Ardissino - segna l'inizio
di una nuova era, in grado di rivoluzionare la pratica clinica.
Infatti determina la conseguente focalizzazione di nuovi bersagli
terapeutici, ovvero l'identificazione di nuove terapie e permette
l'attuazione di una piu' efficace strategia di prevenzione,
primaria e secondaria."
Secondo il cardiologo la conoscenza delle basi genetiche
correlate all'infarto miocardico concretizza per la Cardiologia
l'ambizioso obiettivo della medicina personalizzata, vale a dire
la medicina modulata sulle specifiche caratteristiche biologiche
del singolo individuo.
L'applicabilita' concreta dello studio internazionale arriva,
secondo Ardissino, con lo studio italiano presentato oggi al
Congresso.
"Nell'ambito del "Progetto Italiano per la genetica dell'Infarto
precoce", - spiega lo scienziato - dal 1998 al 2008, abbiamo
studiato 1508 pazienti al di sotto dei 45 anni, ospedalizzati
per infarto miocardico in 123 Unita' Coronariche italiane. Questi
pazienti sono stati da noi seguiti per rilevarne gli eventi
cardiovascolari avversi e la progressione angiografica
dell'ateroslerosi coronaria".
Nel corso di tutti questi anni di attento follow up, secondo
quanto ha riferito Ardissimo, sono stati osservati in questi
pazienti ben 683 eventi cardiovascolari avversi: 77 decessi di
origine cardiovascolare, 223 reinfarti e 383 interventi di
rivascolarizzazioni coronariche.
Le parallele rilevazioni genetiche su questi pazienti colpiti da
infarto miocardico in giovane eta' [prima dei 45 anni] hanno
evidenziato che nella regione cromosomica 9p21.3 il polimorfismo
del singolo nucleotide (rs1333040) influisce attivamente sulla
progressione dell'aterosclerosi coronarica, e sulla probabilita'
di dover col tempo necessariamente subire interventi di
rivascolarizzazione coronarica.
L'importante risultato e' stato conseguito utilizzando la
genome-wide association study-GWA. Una metodica che permette,
partendo dalla mappatura del genoma umano, di individuare comuni
varianti genetiche a livello di singolo nucleotide,(Single
Nucleotide Polymorphisms, SNPs), piu' frequentemente e stabilmente
presenti nel genoma, utilizzando chip che sono in grado di
analizzare sino ad 1.000.000 di SNPs per ogni persona e di
individuare piccole regioni del DNA che si differenzino tra i
sani ed i malati. Lo studio di associazione caso-controllo,
effettuato mediante GWA e' stato articolato in 4 fasi: nella prima
e' stata testata l'associazione tra comuni varianti genetiche,
frequentemente rappresentate nella popolazione, e lo sviluppo di
infarto giovanile in 2967 casi e 3075 controlli ad essi appaiati;
nelle tre fasi successive, gli SNPs identificati nella prima
sono stati testati in popolazioni indipendenti, per un totale di
19.492 individui, al fine di eliminare i risultati falsi positivi
e selezionare le varianti effettivamente associate allo sviluppo
di infarto giovanile.
Per il conseguimento dell'importante risultato e' stato
fondamentale il ruolo dei ricercatori italiani del gruppo
Aterosclerosi, Trombosi e Biologia Vascolare-ATVB, del gruppo
dell'Ospedale Niguarda Ca' Granda di Milano e della Fondazione
Ospedale Maggiore di Milano.

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