09/02/09

Biocarburanti - Studio: etanolo inquina almeno quanto il petrolio

Roma - Nuova energia - I biocarburanti di prima
generazione non riducono le emissioni di biossido di carbonio e
pongono rischi significativi per la salute. E' quanto afferma uno
studio dell'Universita' del Minnesota, che sottolinea pero' che dai
biofuels cellulosici di seconda generazione, estratti dalle erbe
e dalle coltivazioni quali quella della Jatropha, si possono
ottenere invece buoni risultati.
Lo studio pubblicato nei giorni scorsi sui Proceedings of the
National Academy of Sciences e ripreso dal sito
businessgreen.com, calcola che i costi economici per la salute e
il benessere delle persone dell'etanolo ricavato dal granturco
sono quanto meno uguali a quelli del petrolio e possono essere
addirittura molto piu' elevati.
I ricercatori hanno valutato le sostanze inquinanti emesse in
ogni momento del ciclo vitale della benzina, dell'etanolo
estratto dal granturco prodotto con tre metodi differenti e di
quattro tipi di etanolo cellulosico e hanno rilevato che la
combinazione di emissioni di CO2, legate al diverso utilizzo dei
campi, e di particolati cone l'ammoniaca, derivati dall'uso dei
fertilizzanti e dalla lavorazione, significano che l'etanolo
estratto dal granturco ha il costo piu' alto in termini ambientali
e sanitari.
Utilizzando modelli al computer i ricercatori dell'universita' del
Minnesota hanno calcolato che i costi ambientali e sanitari
totali della benzina sono di 71 centesimi di dollaro per gallone,
mentre l'equivalente di etanolo estratto dal granturco costa dai
72 centesimi a 1,45 dollari, a seconda della lavorazione e della
materia prima utilizzati.
Jason Hill, uno degli autori del rapporto, afferma che la ricerca
sottolinea l'ampiezza del danno ambientale che puo' derivare
dall'utilizzo dell'etanolo estratto dal granturco. "Il nostro
lavoro mette in luce la necessita' di espandere il dibattito sui
biocarburanti oltre l'attenzione al cambiamento climatico,
comprendendo un'ampia gamma di effetti, quale l'impatto sulla
qualita' dell'aria" dice Hill. "Per comprendere le conseguenze per
l'ambiente e la salute dei biocarburanti dobbiamo guardare oltre
il tubo di scarico, a come e dove i biocarburanti vengono
prodotti. Chiaramente le emissioni upstream contano".
Piacciono a chi investe nei biocarburanti di seconda generazione
questi nuovi elementi a favore della tesi che i biofuels ricavati
dalla switchgrass, in italiano panico verga, e della jatropha,
coltivate su terre marginali, possono ridurre davvero le
emissioni di CO2 senza impatti sulla produzione alimentare.
Stanley Wootlif, presidente di Viridas, specialista in Jatropha,
si dice d'accordo con le conclusioni dello studio. "Il biofuel
estratto dall'olio di semi di colza genera emissioni di gas serra
che sono tra una e 1,7 volte quelle del combustibile fossile"
afferma "il futuro e' nel biocarburanti di secondo generazione,
come la Jatropha".

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