21/02/09

BIOLOGIA: TRA ANALISI POLIZIA SOLO DNA A PROVA ERRORE

Una brutta notizia per gli
investigatori e buona per gli indagati: secondo uno studio le
analisi usate dalla polizia scientifica, rese famose da telefilm
come 'Ris, delitti imperfetti' o 'Csi', come quella delle
macchie di sangue o dall'impronta del morso, non sono
completamente affidabili. L'unico a prova di errore e' il test
del dna.
Lo sostiene, come riporta la rivista 'New Scientist', un
rapporto dell'Accademia nazionale di scienze degli Stati Uniti,
che sollecita nuove ricerche per valutare la validita' di queste
procedure.
Negli ultimi anni infatti, diversi proscioglimenti hanno
mostrato le trappole del fare troppo affidamento sulla medicina
forense. Come e' accaduto il mese scorso negli Usa con il caso
Steven Barnes, scarcerato dopo aver scontato 20 anni per una
rapina e un omicidio in un liceo commessi nel 1985. Determinante
per la sua condanna e' stato la 'testimonianza' che la terra
sugli pneumatici del suo camion era simile a quella trovata
sulla scena del crimine, e che un'impronta trovata fuori sul
camion corrispondeva al disegno dei jeans indossati dalla
vittima quando e' stata uccisa. Ma il dna lo ha poi scagionato.
Di particolare preoccupazione, secondo il rapporto, e' l'uso
di metodi comparativi come l'analisi dei capelli o delle
impronte digitali, che vengono abbinate ad una parte di prova di
una certa persona, arma o posto. ''Con l'eccezione dell'analisi
del dna nucleare, nessun metodo di medicina scientifica si e'
rivelato cosi' consistente e con un alto grado di certezza da
essere scevro da errori''.
Molti scienziati forensi hanno apprezzato le conclusioni del
rapporto. ''Penso che arrivi in ritardo - commenta Michael
Baden, capo del reparto di patologia forense della polizia di
New York, che si e' occupato anche delle morti di Sid Vicious,
John Belushi e del processo di O.J.Simpson - e ci fa riflettere
su alcune delle ragioni del perche' cosi' tanti innocenti sono
stati condannati in questo Paese''.
Concorda con i risultati del rapporto statunitense il
professor Vincenzo Pascali, direttore dell'Istituto di medicina
legale dell'universita' Cattolica. ''Molti metodi attuati nelle
indagini, comprese le impronte digitali, hanno un grado di
opinabilita', mentre il test del dna, che e' diventato il vero
punto di riferimento, ha introdotto dati qualitativi e
quantitativi molto solidi. Progressi dal punto di vista
statistico - continua Pascali - sono stati fatti grazie ai
numerosi dati merceologici messi a disposizione dalle industrie
i quali permettono di confrontare residui di tessuti o altri
elementi trovati sulla scena del crimine con i relativi dati di
produzione di una data sostanza''.

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